INTERVISTA SU PARLAMIDITE.COM/ NOTE FRAGILI

MARGARONE-GIOVANNI-NOTE-FRAGILI-COVER

 

PUBBLICATA SUL SITO:  Parlamidite   INTERVISTA SU “NOTE FRAGILI”

Giovanni Margarone è nato nel 1965 ad Alessandria, da padre siciliano e madre ligure, e ha vissuto in Liguria fino a ventun anni. La scrittura e la musica, in particolare, sono state, sin da quando era ragazzo, le sue vocazioni naturali. Ha finora scritto e pubblicato quattro romanzi.
Nuove parole, nuove emozioni. Eccoci con un’altra intervista. Oggi parliamo di Giovanni Margarone, autore del libro “Note fragili”.
Cominciano da questo libro: La copertina colpisce subito. Il titolo poi è molto diretto. Come mai questo titolo?
Confesso che la scelta del titolo per me arriva sempre alla fine della stesura del romanzo e, come i miei personaggi, rimugino all’infinito per trovare un nome giusto al mio libro. Il titolo è la sintesi; è il significato, che il lettore scoverà durante la lettura, anzi alla fine, perché io faccio scivolare il senso del romanzo di solito negli ultimi capitoli.
Note fragili.
Note: perché il protagonista è un musicista, Francesco, che si fa trascinare dalla sua emotività nel fiume avventuroso della musica, vivendo per essa fino allo stremo, amandola, ma anche odiandola.
Fragili: perché Francesco, seppur animato dalla forza interiore che lo porta a un virtuosismo quasi assoluto, è un ragazzo rapito da un’ambizione che lo travolge e lo rende fragile come un bicchiere di cristallo; una fragilità tuttavia sempre esistita in lui, ma che emerge, sempre più man mano che cresce e conosce la musica. E se ne accorgeranno coloro che l’attornieranno durante il suo percorso, fino ad arrivare ad Ana, la violinista croata. Ho scavato dentro la psicologia di Francesco, l’ho preso per mano e, scrivendo, mi sono reso conto di quanto questo ragazzo sia fragile, debole. Ma nel contempo ho scoperto che ha tante buone qualità, quelle che aveva da bambino e che non gli sono mai scomparse.
Quando e come nasce ‘Note fragili’?
Note fragili nasce nel 2014 in una sera d’estate; mi è venuta un’idea, un’ispirazione, l’ho scritta sul taccuino e me ne sono andato a dormire. Quando concepisco, dico così, un romanzo, di solito l’idea mi viene senza cercarla. Ho provato tante volte a pensare, davanti a un foglio bianco, alla trama per un romanzo, ma quel foglio è sempre rimasto bianco. Credo che l’idea che ti fulmina sia come quando incontri una persona, per caso, che poi diventerà tua moglie o tuo marito oppure l’amico fraterno che non ti tradirà mai. Se tu cerchi un amore o vuoi avere un amico non lo troverai mai quando decidi tu, ma in un preciso istante della vita, voluto da destino, forse. Ecco perché dico che i miei romanzi nascono sempre, forse, per volere di qualcun altro.
Quindi c’è un luogo o un momento particolare in cui dice: Ecco finalmente adesso scrivo questa storia?
Sì, più che altro un momento, quando fisso su carta la mia idea. Ma sul luogo sono “itinerante”. Mi sono venute idee in treno, in aereo, in giro per l’Europa e addirittura nuotando. Ah, volevo dire che, per adesso, sono le idee migliori che si sono trasformate in romanzi, le altre le conservo per il futuro, magari variandole un po’ per farle diventare anch’esse migliori. Facendo un paragone che sarebbe caro a Neruda, posso dire che prendo i pomodori maturi, quelli ancora un po’ acerbi li lascio lì in attesa che maturino.
Ha un profilo Social? Ci vuole dare il suo Domicilio virtuale?
Mi permetta una battuta e mi faccia citare Marzullo: Si faccia una domanda e si dia una risposta.
Domanda: hai ancora voglia di scrivere?
Risposta: si, anzi, voglio scrivere ancor di più.
Cosa le piace?
Del mio libro? Certi passi che leggendoli mi commuovono, lo scrittore è, in effetti, il primo lettore di se stesso.
Cosa non le piace?
Riguardo al mio libro, non posso che dire nulla, tutto mi piace. Ma il giudizio lo danno i lettori, non io, ai quali va tutto il mio il rispetto, pronto ad accettare la critica. Riguardo all’attività letteraria, non mi piace rileggere me stesso e notare che avrei potuto scrivere meglio o diverso; non si finisce mai d’imparare nella vita!
Adesso può scegliere. Immagini di dover scegliere. Per il suo libro si augurerebbe una traduzione in inglese o una trasposizione cinematografica?
Preferirei una trasposizione cinematografica, sebbene l’idea della traduzione non sia male per poter diffondere i miei romanzi anche a chi non parla la lingua italiana. Io penso ai lettori, di qualunque lingua, razza o religione che siano, rivolgendomi a loro con i messaggi che tramite i miei libri cerco di diffondere. Io non faccio differenze in questo periodo storico in cui, invece, si cerca di rimarcarle. La letteratura dev’essere trasversale, raggiungere tutti, arricchire tutti. Io non ho la presunzione di affermare che i miei libri arricchiscono, anche qui il giudizio non compete a me.
Il suo pubblico ideale ha 20 50 o 70 anni? Ha un target di riferimento?
No, non ho target; ripeto: voglio raggiungere tutti, la riflessione che può scaturire dalla lettura è prerogativa di tutte le età.
Saluti i suoi lettori con un aforisma che parli di lei e delle sue emozioni…
Non scrivo per vivere, ma vivo per scrivere e le emozioni che mi colgono quando scrivo certi passi, facendomi inumidire gli occhi oppure facendomi trasalire, spero che siano provate anche da chi mi legge.
Se alla fine del libro vi sarete emozionati e lo chiuderete con un sospiro, allora vuol dire che il mio lavoro ha funzionato. Sennò giudicatemi voi!

Rispondi

Sito con tecnologia WordPress.com.

Su ↑